La solitudine dei professionisti schiacciati nella Terra di Mezzo

E’ proprio quel “forse è meglio” che sta alimentando la corsa del rullo compressore dell’appiattimento nel Paese senza culle, in cui l’ascensore sociale è drammaticamente fermo e l’esercito dei professionisti è finito schiacciato in una Terra di Mezzo, con il silenzio rotto ogni tanto solo dall’eco di slogan tipo: “Fondamentali per il tessuto economico o per sciogliere i nodi della burocrazia”, tanto per citarne alcuni. Appunto slogan come dimostra, ad esempio, l’indispettita insofferenza della politica all’appello dei commercialisti per un rinvio della valanga di scadenze fiscali di luglio.
E non importa argomentare su qualità, impegno, serietà, responsabilità che si devono mettere in campo per offrire un servizio o una prestazione di livello. Verrebbe da dire che sta imperando la logica del “primo prezzo” la quale va benone, per carità, essendo però chi la sceglie ben conscio che i risultati potrebbero non essere quelli sperati.
Così tutti impegnati nella grande emergenza della pandemia e obnubilati dall’ubriacatura di provvedimenti e delle loro norme attuative (molte delle quali devono ancora essere varate…) forse si è reso sacrificabile, proprio in casa nostra, quello che ci ha resi famosi e fatto guadagnare nel mondo: la qualità.